#42 - Rain on New York /6

di Yuri N. A. Lucia

 

 

Questa pioggia che si è abbattuta su di noi con si tanta ferocia... è come il palesarsi dello sdegno divino per la nostra condotta. Dunque quale mai sarà il fio per la nostra empietà? Quale olocausto per placare l'ira dei numi e riconquistarne l'affetto?

 

"GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA"

L'auto mobile volò per circa 50 metri, finendo contro il mezzo corazzato della polizia di New York. Sportelli, ruote, diversi pezzi di metallo volarono praticamente ovunque, mentre il veicolo sussultava per l'impatto. Rise birichino, battendo le mani. Gli si scagliò contro all'improvviso, terrificante visione di morte per i ragazzi che stavano chiusi in quella scatola di metallo. Rick Altman era sempre stato contento del suo lavoro e ne andava fiero, vantandosi sempre con amici e parenti, gli piaceva pensare di fare qualcosa di speciale. Ora i suoi pensieri erano confusi e sconnessi, paralizzato dal terrore che correva lungo la colonna vertebrale insinuandosi sin dentro il cervello. Durò tutto pochi attimi. Qualcosa di freddo, come un colpo di vento del nord, un soffio della tempesta che martoriava la città da più di una settimana. Ci fu uno scossone, la testa cadde indietro, mentre il sangue schizzava verso l'alto. Lo Scorpione era in estasi, la sua bella coda, con la lama in super lega, era passata dentro quel bel giocattolo come se fosse stato fatto di burro. Lo sollevò, facendo scivolare la parte superiore tagliata di netto in terra, scagliandolo poi verso il palazzo sulla sua destra. I vetri caddero in terra come una pioggia di cristallo. Era tutto così bello, come in una favola, come in un sogno dai mille e più colori. La pioggia gli carezzava il viso, e lui gli strizzava gli occhi, giocoso bambino che voleva tanto divertirsi.

Ore 10.30 Queens. New York City.

"Il sindaco a proclamato lo stato d'emergenza Terry. La situazione?"

Rucker guardava oltre le barricate che erano state istituite di fretta e furia, oltre lo sbarramento di sodati della guardia nazionale e poliziotti in assetto da combattimento che tenevano le strade di fronte loro sotto tiro, guardava oltre la pioggia che formava un fitto vello, quasi si divertisse a complicare la situazione. Come se non lo fosse già abbastanza. Aveva cercato di accendersi almeno una decina di sigarette ma il vento non era stato d'accordo. Si massaggiava la nuca con la mano mentre con l'altra stringeva spasmodicamente il pacchetto ormai fradicio e inutilizzabile.

"Grave Art, è un massacro. Cristo! Poveracci! Non ha risparmiato nessuno. Abbiamo già perso 20 dei nostri, 20! Altri 15 sono feriti in modo grave e 40 saranno fuori gioco per un po'."

"Anche tu dovresti essere fuori gioco per un po'."

Commentò Art, che aveva saputo della ferita alla spalla.

"Una cosa da niente, un pezzo d'asfalto mi ha colpito di striscio."

"Io sapevo un'altra versione..."

"Dovevi vederlo Art..."

"L'ho visto..."

"Intendo dal vivo, non in tv. E' come essere di fronte ad un Moloch vomitato dall'Inferno stesso. I suoi occhi... quella zanne... e... quel sorriso... come se stesse solo giocando. Gli abbiamo sparato tutto quello che potevamo contro. Non gli abbiamo fatto neanche il solletico. Mansel è stato portato via d'urgenza. L'esplosione dell'auto cisterna l'ha preso ed è sopravvissuto per miracolo... non c'è speranza di prenderlo vivo e... dopo quello che ha fatto Art... non vorrei neanche provarci."

"La squadra speciale è pronta. So che hai chiesto di partecipare all'azione..."

"Hai l'autorità sia per darmi il permesso che per impedirmelo. Non ti ho mai chiesto favori in nome della nostra amicizia. Neanche vorrei farlo ora ma..."

"Io invece ti sono debitore. Più di una volta te li ho chiesti io i favori... proprio per questo dovrei ordinarti di andare all'ospedale e farti vedere la spalla. Sai usare un fucile Don crusher 3000?"

"Con la stessa facilità con cui si maneggia una fionda."

"Bugiardo. Buona fortuna Terenzio."

"Grazie."

Arthur Stacy guardò anche lui la verso l'orizzonte.

"Se non fosse per questa pioggia... potremmo avere l'appoggio degli elicotteri ma il vento è troppo forte... - si voltò incrociando il suo sguardo. - Stai aspettando lui vero?"

"Non posso stare qui ad attenderlo. Devo andare ma sono sicuro che verrà."

Ore 10.00 Hardy investigations.

Caricò il lancia ragnatele con i pungiglioni anestetici e le tele d'impatto. Sarebbe stata anche l'occasione per il battesimo del fuoco della sua nuova formula speciale. A Peter non sarebbe piaciuta la cosa ma non poteva permettersi di sottilizzare al momento. Quella cosa, non era Gargan, era lo Scorpione... libero dalla sua parte umana. Cosa avesse provocato la metamorfosi non lo sapeva. Sapeva che sulle strade c'erano 91 morti, tra civili e poliziotti, e altri 110 feriti. Fissò la maschera del costume, cercando delle risposte in quegli occhi che ultimamente, spesso, erano stati i suoi. Se solo Ben fosse stato lì. Dei tre, ne era sicuro, era il più riflessivo, l'unico che avrebbe affrontato la cosa in modo razionale. Lui poteva provare solo un cieco senso di disperazione. Indossò il Ragno Nero... no, lo lasciò venire fuori, perchè era tempo di andare in guerra.

Ore 10.00 casa Parker - Watson.

La tv dava informazioni frammentarie e spesso contraddittorie. Tutti i canali concordavano comunque sul fatto che il numero dei morti e dei feriti saliva vertiginosamente. La popolazione civile veniva fatta evacuare velocemente dalle zone a rischio ma quell'essere, un mostro innominabile di insensata ferocia, era velocissimo e alla fine sembrava arrivare ovunque per portare morte e distruzione. La polizia aveva allertato anche Forrest Hill, invitando i suoi abitanti a tenersi pronti a seguire le disposizioni dell'ufficio per la crisi attivato dal sindaco, per una fuga ordinata e rapida. La bambina e zia Anna avevano preso un pullman che le avrebbe portate al sicuro, da una sua amica che abitava a 25km dalla città. Sperava che la distanza fosse sufficiente. Sicuramente, se ce ne fosse stato bisogno, la Ferrari di Mira sarebbe stato un buon mezzo per mettere altra distanza tra loro e il pericolo. Lei aveva vinto le proteste di sua zia che l'aveva pregata di scappare con loro. Devo restare ad aspettare Peter, questa era stata la sua giustificazione. May sembrava preoccupata, piangeva e diceva che doveva chiamare papà e farlo venire via, che il mostro cattivo altrimenti lo avrebbe mangiato. L'aveva abbracciata, baciata sulla fronte, e promesso che sarebbe andato tutto bene, sapendo di mentire, perché stavolta, forse, le cose non si sarebbero risolte per il meglio. Suo marito era la fuori, lo sapeva, e lei era seduta su una poltrona, senza poter far nulla se non guardare lo schermo e pregare. Quasi non aveva sentito il telefono che squillava, persa com'era in lugubri pensieri. Chissà da quanto e quante volte aveva suonato.

"...sì?"

"M.J. dio mio! Come stai?!"

Era sua sorella.

"Per ora tutto bene. - Non era vero, nulla andava come sarebbe dovuto andare. - Non devi preoccuparti per me."

"Ma la tv... ho visto quello che sta succedendo è ho pensato... Peter dov'è?"

"Lui era al lavoro quando tutto è iniziato. Lo hanno fatto allontanare, non è potuto tornare qui perché le strade che attraversano la città sono blindate. Comunque non corre nessun rischio è in una zona sicura."

Come era diventata brava in quegli anni a mentire, per giustificare le assenza del marito o i suoi comportamenti strani. Ma anche le sue incertezze e le paure che delle volte trapelavano. Forse, non c'era solo una persona a portare una maschera in famiglia.

Pianse quando riattaccò, dopo l'ennesima rassicurazione.

Nessuno avrebbe rassicurato lei.

Ore 10.50 Queens. Posto di blocco.

Piombò dall'alto così rapidamente che fece sussultare tutti, perché sembrava comparso all'improvviso dal nulla.

"Commissario!"

"Salve Uomo Ragno."

Rispose Stacy che non distoglieva lo sguardo dalla strada.

"Vorrei averti rincontrato in circostanze decisamente migliori. Non sempre quello che desideriamo si realizza però."

"Cosa sta succedendo?! Io... ho visto alla televisione..."

"Ce lo chiediamo tutti. Fino a qualche secondo fa nutrivo la speranza che tu potessi dirmi qualcosa. E' fuori controllo. Non ragiona, le sue azioni sono solo insensata follia. Si diverte a uccidere e distruggere. Il costume che indossa secondo i miei esperti è frutto di tecnologia governativa segreta, in via confidenziale so che il progetto base è stato trafugato 6 mesi fa da un laboratorio segreto di Los Angeles. Qualcuno lo ha riadattato per lo Scorpione e deve anche aver cercato di potenziarlo. Forse le cose sono andate male o forse..."

"...era quello che sperava."

Quella considerazione lo fece rabbrividire. Chi avrebbe mai potuto fare qualcosa di così folle. Chi?

"Ci hai messo molto. Credevo saresti stato qui molto prima."

"Anche io. Mentre venivo ho assistito a degli incidenti generati dalla folla colta dal panico e sono dovuto intervenire..."

"Rucker è andato là."
Fece un gesto in direzione del punto che ora anche lui guardava.

"Rucker??!? Cosa..."

"Ha chiesto di unirsi ad una squadra speciale che cercherà di fermare lo Scorpione. Sono dotati di armi molto potenti e attrezzature di alta tecnologia. Sono prossimi al contatto visivo con il bersaglio. Terenzio ti ha atteso, però non ha potuto più aspettare. E' dovuto andare anche lui... è fatto così. Quando sente che deve muoversi non ci sono santi. Si, ci conosciamo, ma questo non è il momento per parlarne. Forza ragazzo! Vai e sta attento."

Così come era comparso, sparì all'improvviso, sollevandosi rapido nel cielo e lanciandosi da una tela all'altra.

Seguivano i segnali dei sensori da circa 15 minuti, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno. Era impossibile non trovarlo, sarebbe bastato seguire la scia che lasciava al suo passaggio. Rucker era stato fornito di un corpetto e di un casco protettivo CP.202 e di un fucile a proiettili corazzati Don Crusher. Aveva sei colpi dentro e altri 18 nella cartucciere. Ognuno era in grado di penetrare il blindo di un carro armato o di un elicottero apache e di esplodere con una potenza tale che avrebbe divelto una cassaforte. Ma gli sarebbe servito ben altro per sentirsi al sicuro. Pensò a Maddy e ai ragazzi, come gli mancavano. Era strano, come si riuscisse giorno dopo giorno a tener sotto controllo certi pensieri, poi, quando qualcosa fa un piccola breccia nel muro delle nostre certezze, sgorgano fuori, scardinando la porta che si mette a guardia dei propri pensieri. Non c'era tempo per quelle considerazioni. Non dopo quello che avevano visto prima. Sentiva ancora lo strazio per quella scena raccapricciante.

"Fottuto mostro!"

Ringhiò tra i denti.

Il tenente Bridgemann era alla testa della squadra, tenendo puntata davanti, l'antenna del lettore di Segnali Vitali, assicurato alla sua cintura. Dette un'occhiata sul piccolo display e poi si girò con aria confusa.

"E' qui!"

"Deve essersi nascosto in uno dei palazzi."

Rispose l'ufficiale in comando.

La strada era piena di detriti e carcasse rovesciate o fatte a pezzi di auto e bus, anneriti da fiamme che la pioggia aveva spento. Da un idrante divelto, si proiettava verso l'alto un getto d'acqua, sparsa ovunque dal forte vento, confondendo le gocce d'acqua con l'altra che cadeva dal cielo. C'era, nonostante la tempesta in corso, un'inquietante aura di tranquillità, decisamente innaturale visto quello che si era consumato lì poco tempo prima. L'unica costante nel comportamento dello Scorpione, preda completa della follia, era stato il dirigersi verso zone sempre più affollate, attratto evidentemente dalla prospettiva di uccidere. Nel suo delirio demenziale, evidentemente, cercava sangue, come un gigantesco predatore. Rucker si guardò intorno, possibile che si fosse nascosto perché gli aveva sentiti arrivare? Probabile, ma la motivazione non era la paura. Nelle condizioni in cui era, dubitava fortemente potesse avvertirne, no. Era un gioco, uno scherzo che stava perpetrando ai loro danni. Si era nascosto per tendergli un'imboscata, per il puro gusto di terrorizzarli mentre attendevano un suo segno, ben consci che era lì vicino.

La squadra era composta da due team ognuno di 14 elementi. L'altro si era mosso in modo da prenderlo dal lato opposto.

"Lei che ne pensa Rucker?"

Josh Travis Larsen era un vecchio veterano, abituato a vederne di nefandezze, ma anche lui non era rimasto insensibile all'efferatezza di quello che avevano visto in quello scuolabus. Rucker era il quindicesimo uomo, un aggregato speciale, che grazie all autorizzazione di Stacy era stato ammesso al party. Anche lui era navigato in materia di missioni speciali e aveva capito che anche il capo di quegli uomini aveva subodorato qualcosa che non gli piaceva.

"Ci prende in giro. Probabilmente ora i suoi occhi iniettati di sangue ci osservano da qualche angolo buio... forse dentro uno dei palazzi."

"Se è così dovremo stanarlo fuori. Non voglio correre il rischio di mandare la dentro i miei ragazzi."

"Sono pienamente d'accordo, quello non è tipo con il quale si possa scherzare."

L'altro team ora era a portata di contatto visivo. Avanzavano verso gli altri in modo da riunire il gruppo. Erano guidati da un giovane ufficiale, un tipo sui 26, biondino che portava un pizzetto estremamente curato e che sembrava persino più ridicolo di Terenzio nella tenuta da combattimento speciale. Qualcosa colpì improvvisamente la sua attenzione. Un particolare che avrebbe dovuto metterlo immediatamente in allarme.

"E' una trappola! Ferm..."

Il pulmino scolastico era rovesciato, la fiancata esposta al cielo squarciata al centro. Doveva fermarsi e verificare se qualcuno aveva bisogno del suo aiuto. Non sembrava esserci pericolo che saltasse in aria e il suo senso di ragno non indicava pericoli immediati, anche se vibrava da diversi minuti probabilmente per via della situazione in corso. Quando atterrò sulla sua superficie e dette un'occhiata dentro, vide l'apocalisse.

Lo shock fu troppo forte, si voltò di scatto, tirando su la maschera, vomitando fuori tutto l'orrore che lo aveva preso alle viscere. Non aveva mangiato nulla, stava espellendo solo succhi gastrici, una reazione nervosa per via di quella vista e di quell'odore di morte. Tremava, sconvolto, neanche quando aveva affrontato Hobgoblin in quell'edificio, aveva provato tanto terrore. Piangeva sotto la maschera, le lacrime venivano spazzate via dal vento e dalla pioggia. I denti erano digrignati così forte che le gengive sanguinavano. Tutti gli occupanti del bus, 10 bambini in tutto e l'autista, erano morti... immaginò pieno di raccapriccio la scena. Il loro sgomento quando aveva preso il veicolo, agganciandolo con la lama della coda, lanciandolo sul marciapiede. L'impatto doveva essere stato devastante. Le vetrine dei negozi colpiti esplose in migliaia di schegge. Le persone che scendevano dalle macchine urlando, cercando una via di fuga. Poi, quella bestia, attirata dall'odore, si era fatto d'appresso al pulmino. Doveva essersi fatto largo in uno dei finestrini, deformando il metallo con la sua molte, scivolando dentro come la morte in persona, mentre piangevano, singhiozzavano, invocavano i genitori. Le sue dita artigliate, le sue fauci avevano lavorato con perizia, per lasciarli vivi il più possibile mentre li gustava... pezzo dopo pezzo.

RYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Il suo urlo si levò come un avvertimento, avvisava lo Scorpione che avrebbe pagato per quello che aveva fatto. Non ci poteva essere più redenzione per lui. Non ora che aveva visto in tutta la sua crudezza quello che era diventato e quello che era in grado di fare.

Keiko si trascinava avanti, zoppicando penosamente, mentre reggeva una delle telecamere che aveva preso dal furgone della tv. Lei e Princeton avevano lavorato insieme per 5 anni, cominciando da un'emittente di quart'ordine e arrivando ad uno dei più importanti canali di N.Y.C. e del New Jersey. Lei lo aveva sempre preso in giro perché lui aveva un po' l'aria del nerd, con i suoi modi timidi e quel suo vestirsi privo di gusto. Delle volte lo tormentava anche, fingendo di interessarsi a lui, facendogli gli occhi dolci, sapendo bene che provava una forte attrazione per lei. In quegli anni, non c'era una volta sola in cui lui si fosse mai ribellato, l'aveva sempre seguita fedelmente, lavorando con tutta la professionalità di cui era capace. Pochi sapevano adoperare una telecamera come lui. Le sue riprese erano sempre le migliori. Le tornavano in mente i consigli di un vecchio giornalista sul non farsi mai coinvolgere dalla storia. Per quanto le riguardava poteva anche farsi fottere, lui e il distacco professionale. Era morto sotto i suoi occhi, schiacciato da un'auto lanciata da quella follia su due gambe rivestita d'armatura. Era finita così la sua vita, sotto i suoi occhi. Quando era andata lì, muovendosi spinta neanche lei sapeva da cosa, preda come d'un sogno da sveglia, aveva visto tutto quello che ne restava. Il suo sorriso, il suo buon umore, la voglia di emergere, la sua gentilezza... tutto in una pozza di carne e sangue per colpa di un maledetto mostro che sarebbe dovuto morire molto tempo prima. Non era per vincere un premio giornalistico, non era per il dovere di cronaca che andava avanti facendo quella follia. Voleva che tutti potessero vederlo, il volto del male, per temerlo e odiarlo come era giusto fare. Quello che vide le tolse il fiato. C'erano diversi uomini, in tenuta da combattimento, sparsi a decine di metri gli uni dagli altri.

Le protezioni erano fatte a pezzi, come i loro corpi, contro cui qualcosa si era accanito con inaudita crudeltà. Urtò qualcosa avanzando, si ritrasse piena di ribrezzo quando si accorse che era un braccio, strappato via da un corpo privo di tesa, poco distante da lei. Il sangue veniva impastato alle macerie che coprivano la strada e su cui era difficile camminare. Ogni passo era un'impresa, lottava per non cadere. Doveva cominciare a trasmettere ora. Si fece forza anche se avrebbe solo voluto voltarsi e scappare. Doveva farlo per Princeton.

"Roger!"

"Che c'è Carl? Non vedi che sono già..."

"Qualcuno sta tramsettendo con una delle nostre telecamere a segnale maggiorato! Guarda lo schermo 11! E' la zona colpita dal mostro, oltre il blocco di polizia e della guardia nazionale!"

"Cristo! Trasmetti tutto! Questa diretta entrerà nella storia."

Un'apparizione che fa sussultare è già abbastanza in un giorno. Due sono decisamente troppe. Stavolta la creatura comparsa era avvolta di nero. Riconobbe immediatamente il vecchio costume con il ragno bianco. Anche la sua figura sembrava del tutto identica e in un altro momento lo avrebbe scambiato per lui. Sapeva però non essere possibile.

"Chi sei?"

Fece un cenno ai suoi uomini di abbassare le armi. Tutti si erano chiesti chi fosse visto che l'Uomo Ragno era passato poco prima.

"Un amico del Ragno e anche vostro... ho bisogno di sapere dove si è diretto lui."

Un cenno della testa fu più che eloquente.

"Avrò bisogno di attrezzatura..."

"Sei uno che pretende molto, visto che non si è ancora presentato."

"Ragno Nero, chiamami così. Devo seguirlo, lei lo sa..."

Assomigliava molto all'altro Stacy, quello che ogni tanto aveva turbato il suo sonno, quando un subcosciente carico di impianti mnemonici, gli sussurrava di persone familiari che tuttavia non aveva mai conosciuto. Quello che aveva di fronte era il fratello, lo zio di... quel nome fu come un colpo di lancia che gli attraversò il petto. Cercò di dominarsi e di concentrarsi su quello che doveva fare.

"... mi aiuti la prego. Deve essere fermato a tutti i costi."

"Cosa vuoi?"

"Solo uno degli analizzatori di segnali vitali di cui siete in dotazione. Ho visto e riconosciuto il modello che stanno utilizzando ora i suoi uomini."

Stacy non disse nulla, si allontanò solo un attimo. Nessuno discusse quello che fece, Ragno Nero prese l'A.S.V. e proprio come aveva fatto l'Uomo Ragno prima, si lanciò verso l'alto. Allontanandosi si voltò e indirizzò al Commissario un cenno di ringraziamento.

Ore 11.30 Queens. Inferno.

Rucker teneva la schiena puntata contro una vecchia ford del '71. Era tutto indolenzito ma ancora vivo. Cercava di schiarire le idee. Erano tutti morti, almeno così credeva, anche se era difficile che ci fossero altri superstiti. Aveva visto quel povero ragazzo, mentre lui gli tirava fuori la spina dorsale. Avevano cercato di fermarlo, erano riusciti a danneggiare la sua suit , ma era troppo rapido. Si era salvato quasi per caso, era caduto su un cumulo di calcinacci che aveva attutito l'impatto. Se però l'avesse colpito deliberatamente e non casualmente, sarebbe stato trinciato in due. Sembrava essere sparito di nuovo. Possibile che se ne fosse andato? Si sporse leggermente e allora vide la ragazza. Doveva essere fuori di testa. Stava lì, con i vestiti laceri che riprendeva con una camera tutto quel macello. Quasi per caso vide lui arrivare dall'alto. Pensava che sarebbe stato felice di vederlo ma ora non era più così. Temeva per lui... forse non ce l'avrebbe fatta... forse sarebbe morto... aveva la stessa età di Micky. Tossì, sputando in terra. Sbarrò gli occhi... possibile che mentre era svenuto...

C'era solo una ragazza viva, che riprendeva con una videocamera. La riconobbe quasi subito. Era una giornalista che aveva visto svariate volte in tv. Era in pessime condizioni. Doveva farla allontanare da lì e poi cercare Rucker o altri sopravvissuti. Forse ce l'aveva fatta... forse era ancora vivo... pregò che lo fosse che... fu come una scarica elettrica che si propagò all'istante dalla base della nuca a tutto il corpo, facendo scattare ogni suo muscolo con tale rapidità da far scricchiolare le ossa. Arrivò un attimo prima del grido di Rucker che non udì poiché qualcosa aveva preso il controllo della sua mente facendogli focalizzare l'intera attenzione sulla massa color sangue che si alzò all'improvviso dai detriti.

"GAAAAAAAAAAAAAAA!!!!"

Era felice perché il trucco era riuscito due volte nella stessa giornata, e perché il suo amichetto, il ragnetto, era giunto lì per giocare con lui.

Peter evitò il colpo di coda che l'avrebbe diviso in due, dandosi lo slancio all'indietro e mollando la tela. Aveva usato l'elasticità di questa e il contraccolpo per allontanarsi il più possibile. Non riuscì però ad impedirgli di afferrarlo. Le sue braccia, i cui muscoli si erano gonfiati in modo grottesco, si strinsero su di lui. Trrr krrr trrr. Quel rumore stridente erano le ossa che si stavano rompendo. Sentì la gabbia toracica comprimersi, nella morsa dello Scorpione, che sbavando e gorgogliando continuava a ridere. Per una 20ina di metri buoni si alzarono verso l'alto, grazie alla forza del balzo di quest'ultimo, che si era nascosto sotto i detriti, poi cominciarono a scendere compiendo una parabola. Sarebbe finito schiacciato contro il cemento, sotto il peso di Gargan, la cui molte era più del doppio rispetto a quella originaria, o forse sarebbe morto prima, stritolato dal suo abbraccio. Non avrebbe potuto far più niente, se non finire miseramente per mano di un folle omicida. Non si sarebbe più rappacificato con la moglie ne rivisto la figlia... urlò la sua disperazione, un grido non più umano che gli bruciò la gola, l'adrenalina appienò il suo corpo, e i muscoli reagirono scattando come molle d'acciaio, allargando di colpo le braccia che lo tenevano stretto. Colpì con forza inaudita il petto dell'avversario, usando i piedi. Si dette così una spinta per allontanarsi da lui. Era troppo vicino al terreno per lanciare una tela, cercò semplicemente di attutire il colpo come aveva imparato a fare. Rovinò lungo l'asfalto, rotolando rannicchiato. Il rumore dello schianto dell'altro fu fortissimo. Rucker era senza parole. Sembrava la fine. Il Ragno si rialzò quasi subito barcollando. Il costume era lacero in più di un punto, da molte parti del corpo, tagliate e contuse, usciva sangue. Le braccia gli dolevano come se fossero state colpite da mille pugnalate e si sentiva le gambe molli. Non poteva finire così... non si sarebbe arreso... no.

"GARGAN!!!! AVANTI!!! NON SONO MORTO!!!! FATTI SOTTO!!!"

La bocca era imbrattata dal sangue che usciva dal labbro superiore spaccato, digrignava i denti in modo animalesco in segno di sfida.

Keiko tremava terrorizzata, continuando a riprendere tutto.

Jameson era caduto in ginocchio. Ormai pregava soltanto. Chiedeva perdono per i peccati commessi, anche se disperava che qualcuno potesse assolverlo dalle sue colpe. Si coprì il viso con le mani... non voleva vedere... non voleva guardare quella carneficina.

"NO! Ti prego! Non puoi farlo! Sei pazzo?!"

"Togliti! Lasciami passare ti prego!"

Liz era determinata a non lasciare passare il suocero.

"Ma cosa ti sei messo in testa?! Vuoi farti ammazzare!"

La tv continuava a mostrare, privo di alcun commento, lo scontro tra due forze della natura. Le personificazioni viventi di due acerrimi nemici naturali, ora fatti uomini... anche se il confine tra la bestia e l'umanità sembrava essere diventato labile.

"Devo andare Liz! Devo farlo!!"

"Fare cosa??!?!"

"Salvarlo! Almeno provarci! Ti prego! Non puoi chiedermi di fare niente! Lui ti ha aiutata tante volte in passato, anche quando non gli conveniva farlo! Anche quando aveva tutti contro! Non posso lasciare che venga ammazzato così... non dopo... tutto quello che ho fatto!!!"

"Non puoi abbandonarci così ora Norman! Dio non posso permettertelo! Non dopo quello che tu hai fatto ha noi!!! Mi hai tolto mio marito, hai ucciso tuo figlio!!! Ed ora pensi di risolvere tutto facendoti uccidere per espiare le tue colpe?! E' questo quello che pensi di fare vero??!!!"

"Voglio aiutarlo! Ti prego Liz!!! Lo devo fare proprio per Harry e il piccolo Normie...! Soprattutto Harry lo vorrebbe..."

Si bloccò all'ultimo, perchè aveva detto così? Nelle ultime settimane c'era stato qualcosa di anomale, strane associazioni di idee che non era riuscito a spiegarsi. Aveva pensato di indagare, di rimettere ordine nella sua vita cercando tra i vecchi appunti che criptati che aveva ereditato dai tempi del Goblin. Il Ragno lo aveva sempre temuto allora... ma perché? Era pericoloso, questo si, ma lui in modo particolare. Aveva posseduto qualche arma capace di ferirlo più di ogni altra? La mente tornò alla povera Gwen, una cara amica di suo figlio e ragazza di Peter, a quando lui, folle forse quanto lo era oggi lo scorpione, aveva troncato bruscamente la sua vita. Non ci sarebbe stato nulla capace di fargli espiare quella colpa. Nulla.

"Mamma... lascia andare il nonno."

"Normie..."

Liz e Norman Osborn si girarono di scatto. Stava sulla soglia del corridoio e fissava con un'espressione incredibilmente determinata le due persone a cui voleva più bene nella sua vita.

"Deve andare mamma, ha ragione. Non può permettere che l'Uomo Ragno muoia. Salvalo nonno! Papà lo vorrebbe."

Liz si girò, voltando le spalle al vecchio.

"Indosserai di nuovo..."

"Non ho scelta. Ti voglio bene Liz. Avrei voluto fare di più per te. Invece ti ho dato di nuovo un dolore."

Poi rivolgendosi al nipote.

"E' una brava mamma. La migliore, credimi ragazzo. Anche tu sei il miglior figlio del mondo. Avrei voluto essere almeno un nonno decente per te, te lo saresti meritato. Occupati di lei e... cerca sempre di essere onesto e giusto nella tua vita... non essere debole come lo sono stato io... perché ricordati Norman, non c'è nessuno più debole e miserabile di chi cede all'odio, all'egoismo e all'avidità... io lo so bene... ti voglio tanto bene piccolo mio."

"Anche io nonno..."

Norman si diresse verso l'uscita.

"Nonno!"

Si fermò un attimo e si voltò.

"Fallo nero quel mostro!"

Ricambiò il sorriso del piccolo.

"So che tornerai!"

"Sì. A dopo piccolo."

Dentro di se gli disse addio per sempre, chiese un'ultima volta perdono a tutti... a lui, a Harry, a Liz, , a Gwen Stacy, a Peter e... L'Uomo Ragno. A Dio stesso.

Mary Jane sentiva il cuore che batteva così forte da assordarle le orecchie. Viveva tutto come nella scena di un incubo. Ogni cosa si svolgeva al rallentatore. Aveva sempre creduto che non alla fine lui si sarebbe salvato dal suo destino, dal destino di quella maschera, che alla fine si sarebbe riscattato dalla morte che sembrava bramarlo tanto. Ogni notte, mentre era fuori, mentre dormiva con la figlia, mentre l'abbracciava, aveva pregato perché fosse così. Ora sapeva che era solo stata una vana speranza, un'illudersi per non realizzare la verità. Peter stava per andare incontro al suo fato... e anche se fosse sopravvissuto il suo corpo... si chiese... sarebbe sopravvissuta la sua anima? Non era lui quello che guardava, non era lui quello che ringhiava rabbioso, non era lui... era L'Uomo Ragno... no... era solo il Ragno... perché era venuto fuori... spaccando il suo vestito di pelle e carne. Pregò che almeno si salvasse lui... perché almeno avrebbe avuto una parte dell'uomo che più aveva amato al mondo.

Felicia era balzata giù dalla finestra, agganciando un cornicione con il suo cavo. Aveva saputo dalla Kafka troppo tardi dove Kaine era andato. Non poteva lasciarlo solo. Non poteva abbandonarlo. Non poteva lasciare che si facessero ammazzare in quel modo... ne lasciare che Peter facesse la stessa cosa. Peter... Kaine... erano le due facce della stessa medaglia. I due aspetti del medesimo uomo... e per quanto potesse sembrarle strano... era legata a tutti e due.... oltre la semplice amicizia.

Xiu Jingu e Weird stavano gustando un buon cognac mentre osservavano lo spettacolo in tv. Il primo era soddisfatto perché presto si sarebbe liberato di uno dei peggiori nemici che avrebbe avuto nella città che voleva conquistare. Il secondo era felice per tutta la buona pubblicità che ci sarebbe stata per il P.O.W.E.R., più profitti per la Quest, più soldi ci sarebbero stati per lui. In un sotterraneo illuminato da tenue luci, in un angolo, Klovitz chiedeva perdono per quello che aveva fatto.

Rispose beffardo al suo invito, caricando a testa bassa, mentre la coda si agitava frenetica. Il Ragno, anche se aveva addormentato l'Uomo, continuava a servirsi della sua mente, perché sapeva essere un'ottima arma, capace spesso di invertire le sorti di una battaglia, anche quella che sembrava persa. La pioggia cadeva così forte da assordarli, mentre aveva trasformato il terreno in un pantano pieno di pozzanghere. Non poteva sperare di vincere sul piano del confronto fisico. Lo Scorpione era sempre stato più forte di lui, ed ora lo era ancora di più, almeno quattro o cinque volte tanto. Si mantenne freddo fino all'ultimo, anche se i ricordi delle sue vittime gli bruciavano dentro, anche se sentiva nelle sue orecchie le loro grida mentre lui le mutilava vive, anche se provava un senso di insopportabile vuoto per quelle fini inutili, anche se tra quelle creature innocenti vedeva la sua stessa progenie che chiedeva il suo aiuto mentre lui avanzava...

nessuna espressione sul suo volto mentre lui stava per travolgerlo, con un impeto tale che gli avrebbe spaccato lo scheletro in centinaia di schegge. Poi, solo all'ultimo, le labbra gli si incurvarono in un sorriso maligno, sotto quella maschera rossa. Saltò verso l'alto, di poco, mentre lui passava sulle due tele d'impatto che aveva buttato a terra, facendole esplodere, ritrovandosi attaccato all'improvviso a terra. Allora colpì, calando i pugni stretti come due magli sulla sua schiena. Lo Scorpione vomitò sangue per effetto del colpo e finì a faccia in avanti. Puntò alla nuca, doveva chiudere la partita ora. Ma il senso di ragno lo avvertì di spostarsi. Non voleva farlo, anche se questo gli sarebbe costato la vita. Se avesse sfruttato quel secondo per far scattare le gambe, gli avrebbe potuto fracassare il cranio in quella zona che era delicata, l'elmetto lì sembrava molto danneggiato e non avrebbe rappresentato una efficace difesa. La coda, con la sua lama ricurva, puntò minacciosa contro di lui. Doveva avere forza sufficiente per colpire, dividendolo in due, e nonostante ora era distante solo pochi cm, non temeva la morte. Qualcosa lo agganciò dietro, non se ne era accorto, perché troppo concentrato sul suo bersaglio. Rucker urlò, mentre lo vedeva pronto al tutto per tutto, anche a mettere in gioco la sua stessa vita. Solo all'ultimo, qualcosa lo tirò via di scatto. Il metallo, termoriscaldato, morse la vuota aria, ma il Ragno non era riuscito a colpire Gargan come avrebbe voluto. Qualcuno lo afferrò per le spalle e cerco di divincolarsi.

"Per Dio! Vuoi spaccarmi la faccia? Stai fermo! Sono qui per aiutarti!"

La nera maschera di Kaine era ora faccia a faccia con la sua.

Mezza New York, quella che si trovava ancora nelle proprie abitazioni, aveva assistito alla scena trattenendo il respiro. Tutti avevano pensato che quella fosse la fine dell'Uomo Ragno. Anche coloro che per anni erano stati suoi detrattori, odiandolo spesso in modo insensato, tremavano al pensiero che se avesse fallito, quell'altra cosa sarebbe stata libera di girare per la città e mietere altre vittime. Feng, nel suo appartamento privato, guardava la scena nel grande schermo piatto del suo tv al plasma. Mandò giù un goccio di Burbon e scosse la testa pensoso. Gargan non gli era piaciuto sin dal primo momento. Era evidentemente già sull'orlo della follia. Soffriva di manie di persecuzione e di inferiorità praticamente nei confronti di mezzo mondo. Era un vero perdente, incapace di assumersi le proprie responsabilità, buono solo ad atteggiarsi da duro, nascondendosi dietro pose da grand'uomo. Un bluff ambulante, purtroppo dotato di micidiali capacità. Jingu era stato avventato fornendogli altro potere. Una decisione di cui gli alti vertici ad Hong Kong avrebbero discusso. A suo modesto avviso, la morte dell'Uomo Ragno, non valeva l'Armaggeddon da lui scatenato. Se i Jong fossero stati collegati al fatto, allora si che sarebbero stati problemi per tutti, anche i loro amici influenti, non avrebbero potuto far niente. Pessima decisione, mormorò.

Mary Jane ringraziò iddio, o chi per lui, perché il marito era vivo quando avrebbe dovuto essere morto. Benedì silenziosamente il nome di Kaine, mentre le lagrime ormai scorrevano senza più freni sul suo viso, dai suoi occhi gonfi e arrossati, mentre passava nervosamente la mano sulla sua fronte. Forse... una speranza c'era.

Enormi occhi a specchio si fissavano a vicenda, riflettendo all'infinito le immagini che forse erano quelle della loro anima, del loro io più vero e profondo.

"Torna in te Ragno! Se fai così non otterrai altro che farti ammazzare! Coraggio! Se combattiamo insieme, possiamo stenderlo, anche se è più forte di prima! Dobbiamo colpirlo, da più direzioni, puntare tutto sulla velocità."

Il Ragno era di nuovo in sé, aveva recuperato la lucidità, assentì in segno d'approvazione per il piano del fratello.

Guidati dal loro istinto, saltarono in due direzioni opposte, evitando lo Scorpione, che ripresosi era balzato su di loro, facendo crepare il pezzo di strada su cui era atterrato mentre i pezzi d'asfalto che aveva attaccati sotto i piedi, volavano ovunque. Assunse una posa bassa, girando nervosamente su se stesso, con la stessa espressione di ebete gioia sul viso, con il sangue che ora colava copioso dalla bocca, misto a vomito e bava, ruotando rapidamente la coda meccanica, in modo da impedirgli di attaccare. Anche loro due avevano assunto una posa rannicchiata. L'Uomo Ragno si era accucciato, pronto al balzo, tenendo una mano a terra per darsi più slancio. Kaine aderiva alla parete di un basso edificio, tenendo i lanciaragnatele puntati sulla bestia ormai priva di qualsiasi forma di raziocinio. Dovevano aspettare il momento giusto per attaccare, non gettarsi su di lui in preda alla semplice rabbia, altrimenti sarebbero stati spacciati. Keiko riprese tutto, senza dire nulla, mentre il sudore le imperlava la fronte, facendole bruciare i tagli in cui si infilava e riempiendo la bocca di un gusto acido e salato mentre colava sulle labbra. Rucker uscì, facendo appello a tutte le sue forze, dal nascondiglio, stringendo i denti per impedire al dolore di farlo svenire. Estrasse le sue due beretta, aveva capito cosa volevano fare i due ragni e sapeva che gli serviva qualcosa che distraesse Gargan. Puntò al volto del Moloch rosso, aprì il fuoco solo quando lo poté guardare negli occhi. Un proiettile rimbalzò su una lunga zanna, macchiata di diversi liquidi mischiati, incrinandola, l'altro ebbe maggior fortuna, ed entro appena sotto l'occhio sinistro, facendolo strabuzzare fuori in modo grottesco. La sorpresa, non tanto il dolore che ormai non avvertiva quasi più, lo fecero bloccare e il mortale organo artificiale cominciò a muoversi in modo convulso. Il Ragno si lanciò, attaccando una tela sul cornicione del palazzo di fronte, colpendolo con i piedi uniti a formare un ariete che avrebbe abbattuto una sequoia, colpendo alla spalla, mentre si alzava verso l'alto, sparò diversi pungiglioni anestetici sulla schiena, mentre Kaine, partito dall'altra parte a testa avanti, colpì con entrambi due i pugni al fianco dello Scorpione, che ancora una volta rilasciò una gran quantità di sostanze dalla bocca che tuttavia ancora conservava il suo ghigno malefico. L'aveva fatto spostare, spingendolo a ruotare su se stesso, in modo da dare le spalle a Terenzio che osservò l'altro Ragno compiere un arco e lanciarsi verso l'alto, girare in aria e lanciarsi sempre a gambe unite e piedi puntati verso il basso, mentre il Nero, che aveva rotolato appallottolato in terra per 7 o 8 volte, si era alzato voltandosi, e lanciando ragnatela tra la coda e la schiena del nemico, in modo che non la potesse usare. Ancora una volta qualcosa urlò dentro avvertendolo del pericolo, dalla sommità della cuspide, apertasi in due parti, partì un raggio azzurro, come una frusta eterea, una scarica elettrica che attraverso il suo corpo, facendolo urlare. Kaine, che agì contemporaneamente all'emissione della saetta artificiale, colpì il cannone con una sfera di tela acida che mandò in corto l'apparecchio. L'Uomo Ragno aveva agganciato di nuovo il cornicione del palazzo con una tela, appena in tempo per far sì che la corrente si scaricasse su di esso. Era intorpidito e tremante a causa della scossa, e solo il suo fisico potenziato gli aveva permesso di sopravvivere. Kaine si avventò sullo Scorpione, voleva dare il tempo a Peter di riprendersi, si portò alle sue spalle, afferrandolo con entrambe le braccia.

"GUUUU!!!! GUUUU!!!! GUUUUUUUUUUUUUUU!!!"

Fece quello, ma prima che avesse il tempo di accennare qualsiasi contro mossa, fu sollevato da terra, mentre Ragno Nero si piegava all'indietro sfruttando l'elasticità della sua colonna vertebrale, facendogli sbattere la testa contro il duro cemento. Proprio in quel momento, la coda riuscì a liberarsi, con un gran rumore dovuto allo strappo della tela che aveva tirato via la copertura superficiale dell'armatura sulla schiena. Il colpo lo mandò contro un'auto, riuscì a girarsi in tempo per ammortizzare l'impatto ma a causa del dolore perse i sensi. Rucker era corso verso L'Uomo Ragno. Si sentiva tutto un dolore ma doveva resistere, perché lui aveva bisogno del suo aiuto, aveva raccolto, prima, il fucile Crusher, che ancora aveva due colpi dentro. Non poteva sprecarli, doveva aspettare di essere sicuro di poter colpire il coso in un punto vitale.

"Mi senti? Forza Ragno tirati su! So che puoi farcela! Presto, prima che si riprenda, devi rimetterti in piedi per aiutare il tuo amico, altrimenti sarà alla mercé di quel porco! Avanti, non vorrai mica dargliela vinta eh ragazzo? Raduna le ultime forze, spostati di qui!"

"Ru... Rucker?"

Fece appello a tutto quello che gli rimaneva dentro, ogni iota della sua forza d'animo, si tirò su. La maschera era rovinata, diversi ciuffi di capelli spuntavano da sopra, una parte del mento, ferito, era scoperta, la lente destra interamente crepata, mentre la parte inferiore di quella sinistra era mancante.

"Kaine..."

Chiese confuso il Ragno.

"...è?"

"Credo sia solo stordito, almeno spero, ora noi..."

"BUUUUUUU!!!!"

Gridò dispettoso lo Scorpione. Prese un pezzo di strada che aveva sradicato infilandoci dentro le dita sanguinanti. Lo portò sopra la sua testa, girandosi verso il Ragno Nero.

"NOOOOOOOOO!!!"

Urlò Peter, sperando che Kaine potesse udirlo e spostarsi. Era ancora sotto effetto dell'alta tensione per riuscire a muoversi velocemente, gli sarebbero bastati pochi secondi per riprendersi abbastanza da lanciarsi su Gargan o su Ragno Nero per cercare di salvare quest'ultimo.

Rucker, con il braccio dolorante, sollevò il fucile, anche se non lo avrebbe ucciso, doveva provare a fermarlo.

Lo scorpione si girò, quando qualcosa alle sue spalle, cominciò ad urlare per distrarlo.

"Figlio di puttana! Maledetto!!! Girati!!! Guarda me!!! Non lui!!! Coraggio!!! Avanti cos'è?! Sei sordo???!!! Allor..."

Continuava a tenergli la telecamera puntata contro, perché tutti vedessero che mostro era. Continuava a urlargli insulti e vuote minacce, per distrarlo, per impedirgli di uccidere quel poveraccio che aveva messo a repentaglio la propria vita per salvare la città. Continuava a pensare alle persone che aveva amato tanto durante la sua vita e Princeton, pentendosi di non aver mai accettato i suoi inviti a cena. Per istanti che, dilatati nella sua mente, erano diventati vite intere, si cullò nell'illusione che fosse ancora vivo e che, dopo essersi frequentati per qualche annetto, si mettevano insieme, andando a convivere e sposandosi poi. Si figurava l'ex collega come un ottimo padre mentre giocava con i loro due bambini. Ridevano mentre lui faceva la parte del mostro cattivo che lo aveva quasi schiacciato con la macchina, quella volta che stava facendo un servizio pericoloso, quando era ancora un cameraman, e lei li guardava con tenerezza mentre...

I sogni finiscono prima o poi... sempre.

Ogni occhio incollato alla televisione, assistette in diretta alla fine di quelli di Keiko Shimura, 25 anni, giovane donna con tutta una vita davanti da vivere... se solo non fosse mai esistito uno Scorpione.

Peter urlò rabbioso contro la brutalità di Gargan, che invece rideva divertito, perché aveva trasformato in una pozza scarlatta anche quel piccolo essere che strillava tanto. Spinse Rucker da parte, perch* non fosse travolto dall'aracnide corazzato, che ora puntava di nuovo su di lui. Terenzio si era girato in modo da non cadere di schiena ed era riuscito ad evitare a mettere le mani avanti. Recuperato velocemente il fucile, seguì i due all'interno dell'edificio dove erano finiti. Era un albergo e nella sua Hall erano avvinghiati intenti in una lotta disperata e mortale due esseri che ormai erano due animali furiosi e scatenati. Ragno parò diversi colpi di Scorpione, sentendo il suono sordo di ossa contro ossa, cercò di ricolpire con un pugno ma quello bloccò il colpo stringendo forte. Sentì la mano quasi sul punto di cedere, ma spiccò un balzo, compiendo una rotazione su se stesso, in modo che il suo calcio arrivasse dritto tra capo e collo di Scorpione che mollò la presa. Si abbassò un paio di volte per evitare delle poderose manate, e gli si buttò contro tempestandogli di colpi l'addome. Sentiva i suoi muscoli cedere sotto la furia dell'assalto ma un calcio lo spazzò via all'improvviso, mandandolo contro una grande colonna che stava al centro dell'ambiente. Ora anche la parte inferiore della maschera era lacera e la sua bocca era esposta al contatto con l'aria. Si umettò le labbra incrostate di sangue mentre cadeva a terra, cercò di tenersi in piedi, anche se ormai barcolava pesantemente. Gargan urlò tutta la sua felicità, per quel sublime momento di morte che si apprestava ad assaporare. Stava per spiccare un balzo contro l'Uomo Ragno, però all'ultimo si voltò, perché stavolta si era accorto che qualcuno lo voleva prendere alle spalle, lanciò un pezzo di muro che aveva raccolto da per terra contro Rucker che fu disarmato. L'uomo fronteggiò il mostro, senza indietreggiare. Ora non c'era più paura in lui, solo rammarico per non essere riuscito a salvare il ragazzo. La mente del Ragno reagì ancora una volta. Allungò un braccio, quello con il lancia tele che ancora funzionava, l'altro era andato rotto mentre attraversava le porte a vetri dell'Hotel, agganciò con un filo il Don Crusher tirandolo a se. Bofonchiò qualcosa allo Scorpione. Forse un avvertimento, forse una minaccia o solo una supplica. Questi si girò, guardandolo beffardo, strizzando l'occhio buono mentre l'altro si era completamente spappolato. Si voltò di nuovo verso la vittima, pronto a ucciderla. Il proiettile corazzato, partì dal fucile, penetrando nella spalla sinistra, dove la protezione era fortemente indebolita dai pugni e da altri colpi di proiettile. Entrò, facendosi largo tra la lega, il tessuto protettivo e le carni, fino a piantarsi nell'osso. Guardò incuriosito il buco che gli aveva scavato, dimenticandosi di Rucker che ne approfittò per spostarsi da dove si trovava. Ci fu una fiammata, un forte odore di bruciato, nauseante, così tanto che quando arrivò alle narici del Ragno non riuscì a trattenersi dal tossire per i conati che venivano su. L'arma gli cadde di mano quando realizzò che a premere il grilletto era stato lui. Per tutta la sua vita aveva rifiutato di ricorrere alle armi, ed ora era accaduto quello che non avrebbe mai creduto possibile. Ora sapeva che era davvero finita per lui, che non sarebbe mai più tornato indietro. Si lasciò cadere all'indietro, finendo addosso alla colonna, sotto la parte che si era incurvata per l'impatto del suo corpo pochi istanti prima. Lo Scorpione osservò l'arto penzolante e privo di vita, proprio come ora sembrava priva di vita la sua coda, un mero peso da trascinarsi dietro. Lo guardò oscillare avanti e indietro, appeso a qualche muscolo e pochi lembi di pelle. L'osso annerito lo affascinava e rimase per un po' a rimirarlo estasiato. Poi con una grossa risata, prese e si strappo quel buffo pendaglio. Stracchhh. Fu il rumore della carne che veniva rotta, come un pezzo di scotch, mentre alcuni pezzi del suo corpo cadevano a terra.

"YUK YUK!!! YUK YUK!!!"

In un attimo fu sopra il Ragno, povero piccolo insetto, che alzò debolmente le braccia per difendersi. Un colpo dopo l'altro, quello che era stato un braccio si abbatteva su di lui, incrinandogli costole, ammaccando carni che avevano sopportato oltre l'umana sopportazione.

Se la rideva il vecchio Scorpione perché finalmente sapeva che il gioco era arrivato al termine. Qualcosa, nel suo cervello ormai ridotto allo stato primordiale, gli ricordava che avrebbe dovuto provare una grande soddisfazione nel prendersi quella vita in particolare.

Qualcosa sorse, dall'Abisso che stava Sopra. Un richiamo, un'invocazione, un appello.

CORRETE FIGLI E FRATELLI, FIGLIE E SORELLE. CORRETE, PRESTO, CORRETE PER AIUTARLO.

Rucker era caduto in terra, ma non aveva rinunciato a lottare, si trascinò in avanti, anche se fosse morto nel cercare di salvarlo almeno non l'avrebbe lasciato da solo. Poi accadde qualcosa di incredibile. Fu come se una coltre nera si fosse sollevata da ogni dove, da ogni angolo di quella grande sala che minacciava di crollare da un secondo all'altro. Un vello che coprì il grande predatore mordendo, pizzicando, zampettando su tutto il suo corpo. Insinuandosi la dove non c'era più protezione. Era confuso ora, incuriosito mentre provava la sensazione nuova di sentirsi mangiare vivo. Qualcosa, un'ombra color del sangue e del cielo notturno, lo assalì, dischiudendo la bocca. Morse proprio sulla ferita, lasciando che i suoi denti affondassero dentro. Con il braccio ancora intatto se lo strappò di dosso ma quello continuò a menare pugni, colpendolo, con tutto il rancore che aveva, con tutta la determinazione che conosceva, con tutta la voglia di vivere che aveva in corpo.

I suoi occhi si aprirono su un mondo che sembrava completamente impazzito, tutto girava intorno a lui. Il cranio pulsava pericolosamente. Che avesse riportato delle lesioni interne? Non aveva il tempo per chiederselo. Sotto i suoi occhi, in una pozza di sangue, quello che era stato un essere umano poco tempo fa. Sentì diverse scosse di dolore mentre cercava di girarsi e rimettersi su.

"Stai calmo, sei ferito potresti..."

Quando l'indistinta macchia verde fu messa a fuoco, allungo il braccio con rapidità sorprendente per chi era nelle sue condizioni, prendendo alla gola l'odiata icona del male.

"Tu... - disse in un roco sussurro.-... figlio di troia... c'eri tu dietro..."

"No, no! Credimi! Io sono quì solo per aiutarvi. So che tutto sembra contro di me ma ti giuro, io..."

"Dove...? Dove è..."

"Credo la... la dentro..."

Disse con l'ultimo fiato che aveva in gola. Prima che svenisse Kaine allentò la presa.

"Se hai mentito Osborn, ti giuro che t'ammazzo..."

Norman, nei suoi panni di Goblin, lo aiutò a rimettersi in piedi. Ragno Nero, anche lui con il costume ridotto male e il corpo peggio, gli passò un braccio intorno al collo, lasciandosi aiutare mentre cercava di scuotersi e riprendersi. L'ultimo colpo di coda l'aveva preso in testa, prima di cedere aveva evitato di finire spiaccicato contro un'auto. Il resto era stato come il delirio di un folle... tutto così senza senso... le immagini, la voce... la voce... le voce... non aveva tempo di abbandonarsi a considerazioni sulla sua esperienza. Entrarono insieme la dove presumevano che si fosse spostata la lotta. Kaine e Norman ebbero un sussulto quando gli si parò d innanzi la scena.

Rucker era chino su Peter Parker, il cui volto, coperto di tagli, era ormai ben visibile sotto quello che rimaneva dell'altra faccia. Gli carezzava con dolcezza il viso mentre nell'altra mano reggeva il Don Crusher.

"E' vivo. E' un miracolo. Ma è ferito gravemente... dobbiamo aiutarlo..."

Non disse altro mentre gli altri due gli si avvicinavano.

Facendoglisi d'appresso i loro sguardi si posarono sull'enorme mole di quel corpo gonfio sino all'inverosimile, coperto di rosso, non si sapeva più se per il sangue o per il colore della corazza. Poco distante, ancora sorridente, il suo volto sorridente sembrava guardare fisso un indefinito punto nel cielo, da quella testa rovesciata...

 

Fine.

 

Nel prossimo numero: cosa accadrà all'anima di uno dei più grandi eroi del pianeta? E cosa ne sarà dei suoi amici?

 

Per commenti e/o suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com

oppure Loky_Lolth@hotmail.com

 

P.S.: Su Marvelit, nella sezione della Ragno family, potrete seguire anche le avventure del Ragno Rosso, clone di Peter ma tutt'altro che una mera copia, e di Spiderette, riluttante eroina... aracnofobica! Gli autori di queste due testate sono rispettivamente Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank Webley per Spiderette. Leggete anche Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo legato all'aracnide umano più conosciuto del pianeta.

E da oggi, una nuova entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La virtuatestata dedicata all'ex letale Kaine.